domenica 28 dicembre 2008

Intervista a Gravina News

Riprendo qui di seguito alcuni estratti della mia intervista concessa a Giuseppe Marmora per l'ultimo numero di "Gravina News" (dicembre 2008), sotto il titolo Il piano urbanistico risolleverà la città:

Sull'amministrazione Vendola
Come opposizione abbiamo l'obbligo di tentare di porre in evidenza la negatività di un'amministrazione, che è stata confermata quando sei esponenti del centrosinistra hanno voluto la fine della giunta Vendola. L'opposizione non ha fatto altro che raccogliere le loro disponibilità e le loro firme. Questo è accaduto perché quest'amministrazione è stata una delle peggiori che Gravina abbia avuto: in primo luogo perché non ha saputo amministrare, nel vero senso della parola; in seconda battuta perché ha infettato il tessuto sociale di Gravina , fomentando veleni, diatribe e odi che questa città non merita.

Su Forza Italia e Alleanza Nazionale
All'atto dell'azzeramento delle cariche istituzionali è ovvio che ciascun partito, nella maggioranza o nell'opposizione, tenti di ottenere maggiore visibilità o di cercare di esprimere il proprio candidato sindaco. Però è anche vero che una sana politica deve saper offrire una sintesi, che esprima la miglior soluzione per il paese e per il bene comune, e che non sia invece la sintesi dei soliti interessi di parte per tentare di primeggiare.
Ora, è normale che fra partiti della stessa coalizione possano esserci delle frizioni: ma Forza Italia e Alleanza Nazionale non hanno altra scelta che stare insieme, data la formazione del Popolo della Libertà. Il Pdl è la sintesi di due partiti con pari dignità, seppur con un maggior peso numerico di Forza Italia. Si tratta di un'unione dalla quale non possiamo prescindere e che da tempo ho auspicato. A tutta la città è noto quello che Forza Italia ha messo in piedi in termini programmatici per Gravina; tutti sanno quali sono le disponibilità umane che Forza Italia ha messo in campo in questi anni, e i risultati ottenuti tramite gli eventi e gli atti che abbiamo prodotto. Con molta umiltà e saggezza, Forza Italia ha condiviso questi risultati innanzitutto con i cittadini, che hanno sempre dato un riscontro favorevole al partito e alla mia persona, nonché con gli alleati.
Per quanto riguarda le frizioni fra Forza Italia e Alleanza Nazionale, il buon senso deve avere la meglio, facendo prevalere le regole del rispetto, della verità e della volontà popolare. La gente aspetta cose concrete, e penso che noi dirigenti faremo il massimo per risolvere questo problema. Gli altri partiti che potranno comporre la coalizione attendono che il Pdl designi il nuovo candidato sindaco come figura che traghetti tutta la coalizione. Forza Italia ha messo a disposizione la propria candidatura e AN la sua; sta a noi giungere collegialmente a una sintesi. Se non ci riusciremo, ci aiuteranno i vertici regionali del Popolo della Libertà.

Sul Piano Urbanistico Generale
Ritentgo importante mettere in piedi il Piano Urbanistico Regionale che andrà a garantire tre risultati: innanzitutto, maggiori entrate per le casse comunali, che consentiranno di investire in opere utili per Gravina. In secondo luogo, abbassare il prezzo delle abitazioni al metro quadrato. Infine, il rilancio dello sviluppo economico del nostro paese.
Sempre nello stesso ambito, è necessario migliorare la vivibilità del centro storico per favorire l'espansione del turismo. Un discorso analogo vale per la valorizzazione dell'area archeologica.

Sui servizi sociali
Un altro punto essenziale del nostro programma sarà quello di eliminare l'assistenzialismo e affrontare di petto i problemi concreti di questo paese: a me personalmente sono noti casi di persone che non ricevono alcuna assistenza pur vivendo in assoluta povertà. Al riguardo, Gravina ha problemi più seri di molte altre zone d'Italia. Fino ad ora ci si è fermati a un mero assistenzialismo, senza risolvere nessun problema; invece bisogna far sì che le famiglie in difficoltà vengano seguite diversamente, con più umanità, così da creare migliori prospettive per le generazioni future.
Allo stesso modo, bisogna investire negli impianti sportivi. La situazione di Gravina è da terzo mondo. Non avere strutture sportive significa non offrire adeguati luoghi educativi ai nostri figli. E quando i figli non vengono educati, la società di domani sarà malata.

sabato 27 dicembre 2008

Alleanza col Partito Socialista

Vi comunico che pochi giorni fa il coordinatore di Forza Italia / Popolo dela Libertà di Gravina Michele Naglieri e il segretario del locale Partito Socialista Pino Musto hanno sottoscritto un patto di coalizione per le elezioni comunali del 6 e 7 giugno 2009. Ecco il testo integrale dell'accordo:

Il costituendo Popolo della Libertà di Gravina e il Partito Socialista esprimono la volontà di costruire una coalizione che metta gli interessi e i bisogni vecchi e nuovi della città al centro della sua azione politica attraverso la condivisione di un programma che sia il fulcro della coalizione e che crei davvero le condizioni per un reale cambiamento, di cui la nostra città ha una reale esigenza.
Verificata la condivisione della proposta di programma elaborata dal Partito Socialista e dal Pdl, determinano la volontà di procedere unitamente alla costruzione di una coalizione aprendo il confronto a tutte le forze politiche che si riconoscono nei valori e nella proposta programmatica.

Michele Naglieri, coordinatore di Forza Italia - verso il Pdl
Giuseppe Musto, segretario del Partito Socialista

Con questa nota intendo esprimere il mio sostegno e la mia soddisfazione per quest'accordo di coalizione con gli amici del Partito Socialista, nonché la certezza di una forte coesione e di un ulteriore allargamento, basato sull'adesione a concrete proposte programmatiche, della coalizione di centrodestra per le prossime elezioni comunali.

mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri

(Giotto, Natività)


A tutti i gravinesi e ai lettori del mio blog
invio i più sinceri auguri
per un Natale sereno e gioioso,
da vivere in pace e concordia.


Pino Prezzano

venerdì 21 novembre 2008

Verso il Popolo della Libertà

Oggi il Consiglio Nazionale di Forza Italia ha decretato ufficialmente lo scioglimento del partito che è confluito nel Popolo della Libertà. Silvio Berlusconi, intervenendo a conclusione dei lavori, ha dichiarato che "la battaglia di libertà che abbiamo iniziato quattordici anni fa deve avere il coraggio di questo passo: i programmi del ’94 non hanno bisogno di nessun cambiamento, tutto quello che volevamo conseguire siamo riusciti a conseguirlo, dando al Paese in 14 anni qualcosa di positivo che era indispensabile. Forza Italia sara’ ancora il vero baluardo di democrazia e di liberta’ nel nostro Paese, l’avventura continua verso traguardi che rendano il nostro Paese piu’ libero, in cui nessuno sia abbandonato all’emarginazione e alla miseria, un Paese nella democrazia e nel benessere; andremo avanti sino in fondo, fino a che questi traguardi non siano assolutamente raggiunti".

Si è trattato di un momento particolarmente toccante, in quanto ha fatto seguito alla rilettura del discorso con il quale Berlusconi era sceso in campo il 26 gennaio 1994, e che come tutti ricordiamo iniziava: "L'Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà".

Il nostro impegno è dunque quello di proseguire su questa stessa strada, che è stata intrapresa quattordici anni fa da Forza Italia e che sarà proseguita nei decenni a venire dal Popolo della Libertà, il nuovo grande soggetto politico, casa comune di tutti i moderati, che Berlusconi ha recentemente definito in una sua lettera "non soltanto un nuovo partito, ma la nuova Italia".

Per questo invito tutti coloro che, come me, vogliono contribuire alla formazione di questo nuovo grande partito a documentarsi visitando il sito verso il Popolo della Libertà.

venerdì 7 novembre 2008

Due nomine irregolari

Riproduco il testo integrale di una mia lettera inviata al dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri riguardante due nomine irregolari nel Comune di Gravina in Puglia: quella dell'arch. Giovanni Lorusso a Dirigente dei Servizi Tecnici, operata dall'allora sindaco Rino Vendola, e quella dell'arch. Michele Mastrodonato a responsabile della Direzione Servizi Tecnici del Comune, operata dall'attuale Commissario Straordinario del Comune:

Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Dipartimento della Funzione Pubblica


Alla Procura della Repubblica
Corte dei Conti
Sezione Giurisdizionale per la Puglia



Alla Prefettura di Bari



Al Commissario Straordinario del Comune di Gravina in Puglia

Il sottoscritto rag. Prezzano Giuseppe, già vice Presidente vicario del sospeso Consiglio Comunale di Gravina in Puglia, porta a conoscenza delle SS. LL. Ill.me i seguenti fatti verificatisi nel Comune di Gravina in Puglia.

Con Decreto n. 13 del 16.5.2005, visto l’art. 110, comma I del D. Lgs. n.. 267/2000 e l’art. 37 del Regolamento sull’Ordinamento degli Uffici e Servizi, “ritenuto di procedere al conferimento a tempo determinato dell’incarico dirigenziale intuitu personae”, “visto il curriculum professionale dell’arch. Giovanni Lorusso ... e valutato positivamente il colloquio intercorso con il medesimo professionista”, il Sindaco del Comune di Gravina in Puglia, avv. Onofrio Vendola, conferiva al suindicato soggetto “l’incarico a tempo determinato di dirigente responsabile della Direzione assetto ed Uso del Territorio a decorrere dal 01.06.2005 e per tutta la durata del mandato esecutivo del Sindaco”.

In data 13.6.2005 veniva sottoscritto il contratto di lavoro a tempo determinato tra l’Amministrazione Comunale di Gravina in Puglia e l’arch. Giovanni Lorusso (l’art. 4 del contratto fissava la retribuzione annua lorda in euro 62.491,28, di cui euro 36.151,98 quale stipendio gabellare, ed euro 26.339,30 a titolo di retribuzione di posizione).

Con Decreto sindacale n. 6 dell’1.2.2007, “richiamata la deliberazione della Giunta comunale n. 4 in data 04.01.2007 ... ad oggetto: “Modifica allo schema organizzativo dell’Ente. Determinazione, con la quale sono state apportate modifiche alla macrostruttura”, l’arch. Giovanni Lorusso veniva nominato Dirigente dei Servizi Tecnici, “con decorrenza dalla data di sottoscrizione del presente provvedimento e per tutto il mandato elettivo del Sindaco”.

Dunque, il Comune di Gravina in Puglia, a suo tempo ha conferito ad un architetto, estraneo ai suoi ruoli, un incarico per l’espletamento di prestazioni di natura tecnica, ai sensi dell’art. 110 del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267, svolgendo le mansioni di responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, con il compito di istruire le pratiche di competenza dell’Ufficio, con firma degli atti compresi quelli a rilevanza esterna, la redazione di progettazioni, stime e quant’altro necessario per il suo funzionamento, con assunzione di responsabilità dell’istruttoria e del provvedimento finale.



Il Comune ha poi affidato allo stesso architetto, di solito congiuntamente ad altri professionisti, incarichi di progettazione e direzione lavori, compensati sulla base della tariffa professionale vigente.

Inoltre, con decreto n. 41 del 19.08.2008, il Commissario Straordinario del Comune di Gravina in Puglia, ha conferito incarico dirigenziale a tempo determinato a tal arch. Michele Mastrodonato, in qualità di responsabile della Direzione Servizi Tecnici del Comune.

A parere dello scrivente detti conferimenti di incarichi dirigenziali, ancorché a tempo determinato, sarebbero illegittimi perché resi in palese violazione degli artt. 19, comma 6, 28, comma I e 52 del decreto legislativo 165/2001, nonché dell’art. 80 dello Statuto comunale, il quale prevede che “La dirigenza comunale è formata dal personale inquadrato nelle qualifiche dirigenziali previste dai vigenti contratti di lavoro…”, atteso che i citati nominati Dirigenti alla data della loro assunzione all’incarico dirigenziale (01.06.2005 per l’arch. Lorusso e 19.08.2008 per l’arch. Mastrodonato) non avevano i requisiti di legge per poter aspirare all’incarico dirigenziale, ovvero l’esperienza quinquennale nella pubblica amministrazione, essendo stato assunto da appena un anno nella P.A. quale funzionario dell’Ufficio Tecnico del Comune il Mastrodonato, ovvero da alcuni giorni quale esperto il Lorusso.

Con riferimento all’arch. Michele Mastrodonato, costui non aveva i requisiti per poter aspirare all’incarico dirigenziale a tempo determinato neppure ai sensi dell’art. 109 del decreto legislativo 267/2000 perché nell’ambito dell’ Ufficio Tecnico del Comune di Gravina vi è altra persona (l’ing. Vincenzo Varvara) che, oltre a possedere il titolo di studio costituito dalla laurea, ha anche l’esperienza lavorativa ultra quinquennale nella P.A. (quindi al Varvara spetterebbe la dirigenza a tempo determinato in luogo del Mastrodonato).

L’illegittimità dei citati conferimenti di incarichi dirigenziali agli architetti Lorusso e Mastrodonato si riscontra anche dal parere n 157 del 24/10/2002 emesso dalla Presidenza del Consiglio, dipartimento funzione pubblica, dal quale emerge chiaramente che non possono essere attribuite mansioni dirigenziali ad un dipendente non inquadrato nei ruoli dei dirigenti.

La Corte dei Conti della Basilicata (sentenza n. 3 del 10/1/2008) ha chiarito alcuni aspetti fondamentali dell'autonomia organizzativa degli enti locali, evidenziando i punti fortemente critici della tendenza all'apertura degli incarichi dirigenziali a tempo determinato a modalità di incarico del tutto in deroga alle disposizioni del dlgs 165/2001.

La sentenza ha condannato il sindaco del comune di Matera per aver conferito un incarico dirigenziale a un dipendente di categoria D, con la sola e sostanziale funzione di attribuirgli una promozione per premiarlo, ma prescindendo del tutto dai criteri generali che disciplinano l'accesso alla dirigenza.

Il Comune di Matera aveva ritenuto di difendersi facendosi scudo dietro l'autonomia regolamentare e organizzativa riconosciuta agli enti locali dal dlgs 267/2000 e dalla Costituzione, considerando inapplicabile l'articolo 19, comma 6, del dlgs 165/2001.

La Corte dei Conti della Basilicata, tuttavia, con argomentazioni convincenti e trancianti, rileva gli elementi di debolezza della tesi prospettata, che portano al suo rigetto.

Gli enti locali non godono di un ordinamento riservato, nell'ambito del quale poter derogare a piacimento alle norme di organizzazione e, in particolare, a quelle sull'accesso alla dirigenza.

È vero che l'articolo 13 del dlgs 165/2001 afferma che «le disposizioni del presente capo si applicano alle amministrazioni dello stato, anche a ordinamento autonomo».

Ma ciò non esclude l'estensione di tali disposizioni anche agli enti locali, tenuti, peraltro, per effetto del successivo articolo 27, ad armonizzare il proprio ordinamento con quello disciplinato dal dlgs 165/2001.

Secondo la Corte dei Conti della Basilicata, in ogni caso l'autonomia statutaria e regolamentare, invocata a sostegno della legittimità dell'agire dal comune di Matera, «non può trasformarsi nella creazione di “monadi” operative e applicative dello “status” dirigenziale rimesso all'arbitrio della singola realtà comunale».

Vincoli al rispetto di principi e norme disposte dal dlgs 165/2001, ma anche dallo stesso dlgs 267/2000, caratterizzano l'autonomia locale, nonostante il rafforzamento di questa, operata dalla legge costituzionale 3/2001.

La disciplina degli incarichi dirigenziali, prosegue la sentenza, deve trovare unitaria ed economica composizione, rispettosa dei principi di carattere generale contenuti nelle norme dell'ordinamento nazionale deputate a esaltare le capacità, le professionalità, l'eccellenza delle prestazioni e l'ottimizzazione dei risultati.

Violare questi principi, per affermare un potere di nomina e revoca dei dirigenti del tutto sciolto dai vincoli di cui sopra, significa svilire la garanzia dell'autonomia operativa della funzione dirigenziale da quella di indirizzo politico, principio fondamentale contenuto sia nell'ordinamento nazionale della dirigenza, sia nell'ordinamento locale. I tratti di fiduciarietà nel conferimento degli incarichi dirigenziali, per evitare la violazione dei principi di autonomia della dirigenza, debbono essere compensati da un maggior rilievo del peso da attribuire al criterio della professionalità e del merito.

Per tutti questi motivi, l'istante chiede di adottare i provvedimenti di competenza in ordine ai fatti segnalati.

giovedì 23 ottobre 2008

Nota stampa sul dissesto finanziario

Riproduco il testo integrale di una mia dettagliata nota stampa che ho inviato ai mezzi d'informazione nazionale perché le intricate e preoccupanti vicende politiche di Gravina abbiano la giusta eco.

In qualità di esponente del Popolo della Libertà di Gravina in Puglia, ed ex vicepresidente del Consiglio Comunale, sento il dovere di segnalare la preoccupante situazione politica ed economica nella quale versa il nostro paese.

Fino allo scorso mese di luglio era sindaco di Gravina l’avv. Rino Vendola, segretario cittadino del Partito Democratico, a capo di una coalizione di centrosinistra che coincideva grossomodo con l’Unione di Prodi. L’avv. Vendola si è distinto per una gestione autoritaria della cosa pubblica, mostrando alcun rispetto per la corposa parte del paese rappresentata in Consiglio dai partiti di centrodestra, e talvolta addirittura sprezzo della legalità. Non di rado la giunta dell’avv. Vendola ha provveduto a sovvertire l’ordine del giorno trascinando le sedute fino a notte fonda (Consiglio del 6/672008), a far iniziare la seduta con un ritardo superiore alla tolleranza massima stabilita dalla legge (Consiglio del 18/6/2008), o a organizzare la maggioranza in maniera tale da far mancare il numero legale (Consiglio del 25/6/2008). Più volte questa situazione oggettivamente atipica, che impediva il regolare corso della democrazia cittadina, è stata segnalata tanto al Prefetto di Bari quanto al Ministro dell’Interno.

Il culmine è stato raggiunto nel corso del Consiglio del 30/6/2008, quando il bilancio di previsione 2008 e il bilancio pluriennale 2008/2010 sono stati approvati in mancanza del numero legale previsto dallo stesso Statuto Comunale. Questo grave avvenimento ha prodotto una denunzia nei confronti del Presidente e del Segretario del Consiglio Comunale di Gravina e un’interrogazione parlamentare al riguardo da parte del senatore Luigi Dambrosio Lettieri (PdL), depositata a Palazzo Madama l’8/7/2008 e sottoscritta anche dai senatori Poli Bortone, Mazzaracchio, Costa, Gallo, Saccomanno, Amoruso, Azzollini, Licastro Scardino, Nessa e Morra. Questa situazione è parsa inoltre oggettivamente lesiva dell’immagine di un’istituzione democratica.

L’impasse politico è stato parzialmente superato grazie alla notifica di sfiducia, depositata l’11/7/2008, da parte di sedici consiglieri comunali. Ritengo particolarmente indicativo che sei di costoro fossero stati eletti nelle file della coalizione di centrosinistra che sosteneva l’avv. Vendola: un’esplicita ammissione che le stesse forze di centrosinistra non si ritengono in grado di riuscire a governare. Il decadimento della giunta Vendola, eletta nell’aprile 2005, è pervenuto addirittura con due anni d’anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura.

Le elezioni municipali sono ora previste per la primavera del 2009, ma il commissariamento del Comune di Gravina giunge in un momento critico e senza precedenti per quel che riguarda l’economia locale. Le due amministrazioni di centrosinistra che si sono recentemente succedute hanno infatti lasciato in eredità un disavanzo di circa 20 milioni di euro.

La particolare gravità del momento è certificata da una relazione sulla verifica amministrativo-contabile operata nei mesi scorsi da un Dirigente dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica. Questa verifica pone in evidenza un impressionante elenco di irregolarità e carenze, fra le quali spiccano:
- la mancata approvazione entro i termini previsti dei rendiconti di gestione 2002-2006 e del bilancio di previsione 2007;
- l’approvazione degli incrementi alle aliquote ICI oltre i termini previsti dalla normativa vigente;
- la comprovata inattendibilità dei dati di bilancio di previsione 2007;
- varie irregolarità relative alla gestione dei residui pecuniari nelle casse del Comune;
- varie anomalie nella gestione del patrimonio immobiliare del Comune;
- varie criticità in materia di debiti fuori bilancio;
- varie irregolarità nelle operazioni di ristrutturazione dell’indebitamento comunale;
- illegittimo affidamento del servizio di pubblico trasporto scolastico e urbano;
- illegittima proroga del contratto di affidamento dei servizi per i rifiuti solidi urbani;
- varie irregolarità in materia di incarichi esterni di consulenza;
- errata quantificazione del fondo per le politiche di sviluppo delle risorse umane;
- irregolare erogazione generalizzata di premi di produttività;
- varie illegittimità riguardo all’erogazione di indennità;
- indebita monetizzazione di ferie non godute in favore di dirigenti comunali.

Tale situazione certifica tragicamente la pessima amministrazione delle giunte del centrosinistra locale e lascia intravedere, non troppo lontano, lo spettro del dissesto finanziario per il Comune di Gravina in Puglia.

Chiedo pertanto ai mezzi d’informazione di dare a questa mia nota lo spazio che riterranno adeguato.

martedì 21 ottobre 2008

Il Ministero si esprime sui tratturi

Ricorderete che lo scorso 19 settembre avevo spedito al commissario prefettizio Domenico Di Gioia una lettera per richiedere l'annullamento del Piano Comunale dei Tratturi (Pct) approvato con delibera lo scorso 31 luglio. Potete leggere il testo integrale della lettera cliccando qui. Avevo inviato la lettera, per conoscenza, anche al Prefetto di Bari e al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, evidenziando come la delibera del commissario prefettizio fosse “illegittima per falsa e/o erronea rappresentazione della realtà”. Il documento di delibera contemplava infatti gravi mancanze, come l’omissione dell’intera circonvallazione di Gravina o l’imprecisa catalogazione delle aree tratturali. In particolare, la lettera sottolineava come le valutazioni riguardanti tratturi e tratturelli fossero “sicuramente illegittime e ingiuste, e certamente foriere di contenzioso”.
Sono felice di comunicare che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per mezzo della Direzione per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, ha spedito lo scorso 13 ottobre al commissario prefettizio Domenico Di Gioia e, per conoscenza, al Prefetto di Bari e a me, la lettera che riproduco qui di seguito:
Facendo seguito all'esposto del 19.09.2008 trasmesso dal rag. Giuseppe Prezzano, già Vice presidente Vicario del sospeso Consiglio Comunale di Gravina - con cui si invoca l'eventuale annullamento, in autotutela, della Deliberazione n.3 del 31.07.2008, avente ad oggetto l'Approvazione del Piano Comunale tratturi, per erronea e/o falsa rappresentazione della realtà - si invita a voler accertare quanto in esso illustrato e a far conoscere le eventuali determinazioni adottate o che si intendono adottare.
Le istituzioni si stanno dunque adoperando per certificare l'inaccettabile situazione che avevo subito segnalato e per intervenire adottando tutte le conseguenze del caso.

giovedì 2 ottobre 2008

Al Comune mancano 20 milioni di euro

La notizia era nell'aria da tempo. Già anni fa, tanto io personalmente quanto Forza Italia e gli altri partiti di centrodestra avevamo allertato la cittadinanza riguardo alle conseguenze pecuniarie della politica delle amministrazioni di centrosinistra capeggiate da Remo Barbi e Rino Vendola. Oggi abbiamo finalmente dati concreti e ufficiali, che fanno vedere non troppo lontano lo spettro del dissesto finanziario del Comune di Gravina in Puglia, un’eventualità disastrosa che ovviamente nessuno si augura.

Prima ancora che una questione di opposizione politica, fare chiarezza sulla gestione della cosa pubblica è un dovere civico. Per questo motivo mi faccio volentieri carico dell'impegno di riferire a fondo riguardo alle numerose irregolarità emerse nel corso di un’indagine ministeriale su sei anni di pessima amministrazione comunale. Inizio riproducendo per intero l'articolo di Michele Maiullari apparso questa mattina su "Il Levante", che contiene un'esauriente esposizione dei fatti:

A seguito di accertamenti amministrativi e contabili svolti fra gennaio e febbraio scorsi da un dirigente dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica al Comune di Gravina in Puglia, sono emerse irregolarità. In particolar modo, hanno riguardato il settore bilancio e del personale, nei quali sono state riscontrate inadempienze riferite alle gestioni finanziarie che vanno dal 2002 al 2007, anni in cui le amministrazioni sono state guidate dai sindaci Remo Barbi e Rino Vendola, entrambi di centrosinistra.
Il Ragioniere Generale dello Stato, con nota 104810, protocollata presso il Comune di Gravina in data 16 settembre 2008, invita il Comune ad adottare i provvedimenti necessari per annullare le criticità riscontrate al momento della verifica ministeriale. L'ispezione contabile, dettagliata in sei capitoli e composta da 164 pagine di relazione, interessa la gestione finanziaria dell'Ente locale, l'indebitamento, la finanza derivata, le spese per i contributi, l'affidamento dei servizi pubblici locali, gli incarichi esterni e la gestione del personale.
Molte sono state le procedure "irregolari" e "inattendibili" emerse. Si comincia dalla mancata approvazione da parte dell'Organo consiliare dei rendiconti di gestione relativi al periodo 2002-2006 e del bilancio di previsione 2007 entro i termini previsti dalla normativa. Quindi, ancora bilancio, quel documento contabile che ha deciso le sorti dell'amministrazione di Rino Vendola, con la dimissione davanti a un notaio di Matera di 16 consiglieri, fra maggioranza di centrosinistra e minoranza a seguito dell'approvazione irregolare, con soli 15 consiglieri comunali. Anomalie nella gestione del patrimonio immobiliare che riguardano il mancato aggiornamento dell'inventario, il mancato introito dei canoni di fitto e locazione dei terreni e fabbricati del Comune di Gravina e criticità in materia di debiti fuori bilancio. Anche in materia di erogazione di contributi sono state rilevate irregolarità per i provvedimenti adottati, risultati carenti dei parametri oggettivi per l'individuazione del beneficiario ed erogati in assenza di idonea documentazione attestante l'effettività e l'entità delle spese sostenute dal beneficiario. Servizio pubblico di trasporto scolastico e contratto di affidamento del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani sono stati classificati illegittimi e irregolari in seguito alle proroghe dei contratti e mancato intervento del Comune di Gravina in Puglia a indire nuove gare di affidamento. Denaro pubblico, inoltre, è stato elargito per incarichi esterni di consulenza, studio e ricerca senza adeguate procedure selettive di evidenza pubblica né valutazioni comparative nella designazione dei professionisti, senza inoltre l’accertamento del Collegio dei Revisori nel rispetto dei limiti di spesa.
Parliamo di circa 2 milioni di euro per spese legali e 7 milioni per contenziosi, per un buco che sfiorerebbe i 20 milioni.
Nella verifica è venuta fuori anche un’impropria presenza di personale politico nella delegazione trattante di parte pubblica in violazione del principio di distinzione tra i compiti affidati agli Organi politici e l’attività di gestione affidata alla struttura amministrativa. Infine, anche in materia di personale amministrativo sarebbero emerse gravi illegittimità e irregolarità; alcuni passaggi del documento ministeriale evidenziano come alcuni dipendenti comunali abbiano usufruito addirittura di un’indennità come “responsabili d’ufficio”, senza che il contratto prevedesse tale incarico, e l’attribuzione a favore dei dirigenti incaricati di posizioni ad interim di indennità erroneamente quantificate, o ancora l’indebita monetizzazione di ferie non godute in favore di personale dirigenziale.
L’analisi della nota ministeriale non lascia dubbi sulla situazione deficitaria del Comune di Gravina in Puglia, più volte denunciata dai partiti di centrodestra e segnalata agli organi competenti.
“La gestione della cosa pubblica si è rivelata essere così esclusivamente clientelare e disastrosa da minare lo stesso bilancio comunale, facendo intravvedere lo spettro del dissesto finanziario; e Gravina non può più permettersi una simile gestione scriteriata con scelte politiche a vantaggio di pochi e a danno di molti. Ora ne abbiamo l’ennesima conferma”, affermano i partiti del Popolo della Libertà di Gravina.

sabato 27 settembre 2008

Interrogazione parlamentare (2)


Ricorderete che all'inizio di luglio il senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri (Popolo della Libertà) aveva depositato il testo di un'interrogazione parlamentare, sottoscritta da altri senatori del Pdl, riguardo alla quale avevo già dato notizia qui. L'interrogazione concerneva l'irregolare approvazione del bilancio del Comune di Gravina in Puglai nel corso del consiglio comunale dello scorso 30 giugno, quando era ancora in sella l'amministrazione di centrosinistra capeggiata dall'avv. Rino Vendola.

Giovedì 25 settembre il sottosegretario di Stato per l'Interno, Michelino Davico, ha fornito risposta all'interrogazione del senatore D'Ambrosio Lettieri, che ha successivamente espresso il suo parere. Riproduco qui di seguito uno stralcio degli interventi del sottosegretario Davico e del senatore D'Ambrosio Lettieri. Chi preferisce leggere il testo integrale della seduta può farlo cliccando qui.

Il prefetto di Bari, lo scorso 10 luglio, ha comunicato che, a seguito delle contestuali dimissioni di oltre la metà dei componenti del Consiglio comunale di Gravina in Puglia, è venuto meno il quorum strutturale minimo per il funzionamento dell'ente, determinando quindi l'ipotesi dissolutoria prevista dall'articolo 141 del Testo unico per l'ordinamento degli enti locali. Conseguentemente, l'11 luglio, lo stesso prefetto ha disposto, nelle more dell'adozione del decreto del Presidente della Repubblica - poi emanato l'11 settembre 2008 - la sospensione della gestione della relativa attività amministrativa e la contestuale nomina di un commissario prefettizio. Le vicende che hanno interessato il Comune di Gravina in Puglia erano comunque da tempo oggetto di costante attenzione da parte della prefettura che, preso atto della mancata approvazione del bilancio di previsione nel prescritto termine del 31 maggio 2008, ha diffidato i consiglieri ad ottemperare all'adempimento nel corso della seduta del 18 giugno, già convocata, secondo le previsioni della vigente normativa nella materia. Il successivo 20 giugno, considerato che, a causa dell'assenza contestuale del segretario generale e del suo vice, non aveva potuto aver luogo la prevista seduta, il prefetto ha ritenuto di precisare che le riconvocazioni dell'assemblea, programmate per il 25 giugno in prima convocazione e per il 30 giugno in seconda convocazione, sarebbero state considerate quale termine ultimo per l'approvazione del bilancio e che la mancata osservanza avrebbe determinato l'attivazione dei poteri sostitutivi. II bilancio è stato approvato nella seduta del consiglio comunale del 30 giugno 2008, con delibera n. 30. Lo stesso giorno i consiglieri di minoranza, nell'evidenziare che la delibera era stata approvata con solo 15 voti favorevoli, in violazione della vigente norma statutaria che prevede per tale fattispecie il quorum qualificato della maggioranza dei 30 componenti assegnati all'organo consiliare, hanno chiesto l'attivazione del procedimento di scioglimento del consiglio. A tal riguardo, non sussistono dubbi in merito all'attuale vigenza ed efficacia della norma dello Statuto comunale che, all'articolo 98, comma 4, testualmente recita: «Il consiglio comunale approva il bilancio in seduta pubblica, con il voto favorevole della maggioranza dei componenti assegnati». La disposizione in esame, infatti, pur essendo antecedente all'entrata in vigore del TUEL del 2000, appare con esso compatibile, in considerazione della previsione recata dall'articolo 38, comma 2, del medesimo Testo unico che lascia all'autonoma potestà statutaria e regolamentare degli enti locali la possibilità di disciplinare il funzionamento dei consigli, stabilendo le modalità di convocazione, di presentazione e di discussione delle proposte, nonché il numero di consiglieri necessario per la validità delle sedute. Peraltro, la disposizione statutaria in esame è rimasta invariata in occasione di due successive revisioni dello Statuto intervenute entrambe (nell'aprile 2001 e nel luglio 2006) in epoca successiva all'entrata in vigore del TUEL, a conferma del fatto che il consiglio comunale ne condivideva la formulazione. Per quanto attiene alle valutazioni e alle eventuali iniziative di competenza del Ministero dell'interno in relazione alla deliberazione oggetto dell'atto di sindacato ispettivo, approvata e resa esecutiva dal consiglio comunale a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione e, in particolare, dell'abrogazione dell'articolo 130 della Carta costituzionale, non vi è alcuna disposizione che consenta al prefetto o ad altra autorità amministrativa di sindacarne la legittimità, né il caso in esame rientra tra quelli tassativamente previsti dall'articolo 141 del TUEL in materia di scioglimento degli enti locali. La facoltà prevista dall'articolo 2 del Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e concernente l'adozione dei provvedimenti indispensabili per la tutela dell'ordine pubblico e la sicurezza, è riconosciuta al prefetto solo nel caso di urgente e grave necessità, non rinvenibile nella fattispecie in esame. Tuttavia, pur non attivandosi i poteri sostitutivi previsti dall'articolo 1 del decreto legge 22 febbraio 2002, n. 13, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2002, n. 75, il commissario prefettizio, su concorde avviso dell'Avvocatura dello Stato, ha rinnovato lo scorso 29 luglio l'atto di approvazione del bilancio comunale di previsione, al fine di dare maggiore certezza alla gestione delle risorse finanziarie in considerazione del fatto che l'esercizio finanziario era già in corso. Desidero infine assicurare che la prefettura di Bari, anche su nostra specifica sollecitazione, continuerà a seguire le vicende amministrative dell'ente e non mancherà di assumere ogni utile iniziativa nel quadro delle proprie competenze, al fine di garantire il corretto svolgimento della vita democratica e istituzionale dell'ente.

Queste sono le parole del sottosegretario Michelino Davico, alle quali ha fatto seguito l'intervento del senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri:

La risposta puntuale e precisa che viene fornita all'interrogazione da noi presentata giunge, come lei ha giustamente osservato, in tempi successivi al decreto di scioglimento del Comune di Gravina. Parrebbe pertanto che siano estinte le motivazioni che rendono ancora attuale l'interrogazione stessa. Invece, così non è. Vi è, infatti, almeno una parte dell'interrogazione che mi permetto di richiamare affinché, a prescindere dalla pur soddisfacente risposta fornita ora dal Sottosegretario, il Ministero possa adoperarsi nei compiti di spettanza ai fini della garanzia, che è necessario venga assicurata, del corretto espletamento delle funzioni amministrative nel Comune di Gravina anche durante la gestione commissariale.
Il riferimento, signor Sottosegretario, è direttamente affidato alle considerazioni di imperizia e negligenza che il segretario comunale di Gravina ha dato testimonianza di accumulare nel suo comportamento. Considerato che il segretario comunale svolge funzioni di tutela e di garanzia della legittimità degli atti amministrativi adottati e pone in essere comportamenti che siano coerenti con le norme che disciplinano il corretto funzionamento dell'amministrazione, vanno osservati due punti. Innanzi tutto, nella seduta del 18 giugno 2008, convocata regolarmente per adempiere al compito intimato anche dal prefetto di approvazione del bilancio, il segretario comunale si è presentato in aula ben oltre il termine massimo di tolleranza previsto dal regolamento comunale, senza preavviso e peraltro senza informare il vicesegretario comunale, rendendo così, dopo due ore, impossibile l'espletamento della seduta. In secondo luogo, con il suo comportamento, cioè avallando la delibera con la quale si approvava in modo illegittimo - come lei stesso, signor Sottosegretario, ha osservato - il bilancio comunale, di fatto il segretario comunale ha incredibilmente avallato la tesi secondo cui il voto favorevole di soli 15 consiglieri assegnati soddisfacesse la disciplina normativa prevista per l'approvazione del bilancio. Peraltro, l'articolo 98 dello statuto del Comune di Gravina, che è vigente a norma di legge e pertanto perfettamente legittimo, è stato definito dal segretario comunale un «esempio di archeologia normativa», da considerarsi inefficace in quanto in contrasto con il Testo unico sugli enti locali, cosa che risulta assolutamente impropria. L'atteggiamento negligente e l'imperizia professionale sintetizzano le condizioni che dovrebbero probabilmente determinare la revoca dell'incarico che il segretario comunale tuttora ricopre con possibile pregiudizio per i livelli di corretto espletamento delle funzioni amministrative del Comune. Su questo punto, signor Sottosegretario, le chiedo cortesemente di mantenere alta la vigilanza ed eventualmente, ove sussistano le condizioni, di intervenire affinché questa funzione così rilevante venga consegnata in mani assolutamente più adeguate e coerenti con il ruolo che il segretario comunale è chiamato a svolgere.

martedì 23 settembre 2008

Lettera al Commissario Prefettizio

Riproduco il testo integrale di una mia lettera al commissario prefettizio Domenico Di Gioia, riguardo all'annullamento del Piano Comunale dei Tratturi di Gravina (Pct). La lettera è stata inviata per conoscenza anche al Prefetto di Bari, all'Assessorato regionale alla Trasparenza, all'Assessorato regionale all'Assetto del Territorio, alla Soprintendenza Archeologica di Puglia, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio e al Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Il sottoscritto rag. Prezzano Giuseppe, già Vice Presidente Vicario del sospeso Consiglio Comunale di Gravina, espone quanto segue.

Con legge regionale n. 29 del 23/12/2003, come modificata dall'art. 45 della legge regionale n. 14 del 4 agosto 2004, è fatto obbligo ai Comuni, nel cui ambito territoriale ricadano tratturi e strutture similari, di redigere il piano comunale dei tratturi.

L'intento del legislatore regionale era di salvaguardare il valore "monumentale" dei tratti armentizi ancora integri, ma, al tempo stesso, di riordinare definitivamente la materia.

Il primo fine è perseguito attraverso il "Parco dei tratturi della Puglia", costituito dai tratturi, che, in quanto "monumento della storia economica e sociale del territorio pugliese interessato dalle migrazioni stagionali degli armenti e in quanto testimonianza archeologica di insediamenti di varia epoca", vengono "conservati al demanio armentizio regionale" (art. 1).

Il secondo è perseguito stabilendo procedure snelle di alienazione dei suoli tratturali, privi ormai di connotazione storico - archeologica.

Lo strumento è individuato dalla legge nel "piano comunale dei tratturi", redatto "anche ai fini del piano quadro di cui al d.m. 22 dicembre 1983" (art. 2 legge regionale 23 dicembre 2003, n. 29), con lo scopo di ricondurvi la disciplina di tutte le aree tratturali, e perciò sia "di individuare e perimetrare i tronchi armentizi che conservano l'originaria consistenza o che possono essere alla stessa reintegrati, nonché la loro destinazione in ordine alla possibilità di fruizione turistico - culturale" (art. 2, comma 2, lett. a); sia i tronchi armentizi "idonei a soddisfare riconosciute esigenze di carattere pubblico, con particolare riguardo a quella di strada ordinaria" (lett. b); sia infine, quelli "che hanno subito permanenti alterazioni, anche di natura edilizia" (lett. c).

Il piano - che ha valenza di piano urbanistico esecutivo (Pue) ed è approvato anche in variante dello strumento urbanistico generale (art. 2, comma 3) è proposto dal comune che, a questo fine, convoca una conferenza di servizi (art. 2, comma 5), le cui determinazioni vengono assunte col parere - espressamente qualificato come vincolante - sia della soprintendenza archeologica che di quella per i beni architettonici e per il paesaggio (art. 2, comma 7), in ordine all'ascrizione delle aree tratturali a una delle tre categorie descritte dalla legge.

A tale distinzione dei tronchi tratturali, a seconda che conservino o meno la originaria consistenza o che sono suscettibili di riacquistarla, si ispira la restante disciplina regionale.

Così l'art. 3 - che disciplina le "aree tratturali di interesse archeologico" -, prevede sui tratti integri o suscettibili di ripristino (di cui all'art. 2, comma 2, lett. a), una disciplina di conservazione e tutela, attraverso la imposizione di un vincolo di inedificabilità assoluta e l'impegno regionale a promuoverne la valorizzazione, anche per mezzo di forme indirette di gestione (art. 3, comma 1).

La norma prevede che solo in due ipotesi si possa derogare al regime vincolistico così posto sulle aree: per realizzarvi opere pubbliche o di pubblico interesse, subordinatamente al rilascio di un'autorizzazione regionale e previo "parere favorevole della soprintendenza archeologica" (art. 3, comma 2); per procedere, ove possibile, alla "regolarizzazione" delle costruzioni che vi insistono, purché già esistenti alla data di entrata in vigore della legge, e sempre su parere (che la norma non qualifica) della soprintendenza archeologica, da rendere sulle opere realizzate "successivamente al vincolo storico introdotto con d.m. 23 dicembre 1983", rectius, 22 dicembre 1983, atteso che la Legge Regionale 29 del 23.12.2003 contiene un errore materiale, (art. 3, comma 3, lett. a).

L'art. 4 - che disciplina invece le "aree tratturali prive di interesse archeologico" - prevede che - su domanda e previa delibera di giunta regionale "di autorizzazione e sdemanializzazione" - ne sia possibile l'alienazione in favore degli enti locali, con vincolo permanente di destinazione, quando si tratti dei tronchi tratturali di cui all'art. 2, comma 2, lettere b), idonei cioè "a soddisfare riconosciute esigenze di carattere pubblico, con particolare riguardo a quella di strada ordinaria" (art. 4, comma 1, lett. a) e in favore del soggetto utilizzatore (che ne abbia comunque il possesso alla data di entrata in vigore), per i tronchi descritti all'art. 2, comma 2, lett. c) della legge, che abbiano ormai "subito permanenti alterazioni, anche di natura edilizia" (art. 4, comma 1, lett. b).

A queste aree tratturali si riferisce peraltro espressamente l'art. 2, comma 8 della legge, secondo cui, sempre sulla scorta del parere della soprintendenza archeologica, questa volta qualificato "definitivo", si può procedere, ai sensi dell'art. 55 del T.u. del 1999 (decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, norma riproposta nel decreto Legislativo n. 42 del 2004), all'alienazione dei suoli che non conservano più l'originaria consistenza, né sono suscettibili di riacquistarla (lettere b) e c) art. 2).

Anche il territorio di Gravina in Puglia è attraversato da tratturi e tratturelli interessati nel tempo da trasformazione urbana operata sia da privati, sia da enti pubblici per il perseguimento di finalità di pubblica utilità.

Con deliberazione del Commissario Prefettizio con i poteri del Consiglio Comunale n. 3 del 31.07.2008, il Comune di Gravina in Puglia ha definitivamente approvato il Piano Comunale dei Tratturi, ai sensi dell’art. 2 Legge Regione Puglia n. 29 del 23.12.2003.

Tuttavia, detto Piano Comunale, così come predisposto nel Comune di Gravina in Puglia, è illegittimo per falsa e/o erronea rappresentazione della realtà, atteso che, ad esempio, nelle Tav. AP1.1C e AP1.2C (relative al Tratturo 21 Melfi-Castellaneta) non sono stati indicati i tronchi armentizi idonei a soddisfare riconosciute esigenze di carattere pubblico, con particolare riguardo a quella di strada ordinaria (lett. b) ed i tronchi armentizi che hanno subito permanenti alterazioni, anche di natura edilizia (lett. c).

Non sono state riportate le strade comunali e/o provinciali, pure esistenti sul tratturo Melfi-Castellaneta, né sono state indicate e riportate le costruzioni e/o i fabbricati, di talchè è stata tradita la ratio stessa della legge regionale 29/03, atteso che, in dette tavole, per la quasi totalità, il Tratturo è stato erroneamente e/o falsamente indicato quale area tratturale relativa a “tronchi armentizi che conservano l'originaria consistenza o che possono essere alla stessa reintegrati, nonché che conservino la loro destinazione in ordine alla possibilità di fruizione turistico-culturale” (lett. a), giusta la legenda riportata in dette tavole.

A titolo di mero esempio, è stata omessa, nelle citate tavole progettuali, l’indicazione della strada cd. Circonvallazione di Gravina, ovvero la strada denominata viale dei Giudici Falcone e Borsellino con tutte le sue diramazioni minori.

E’ stata, altresì, omessa l’indicazione - in dette tavole progettuali - anche del realizzando sottopasso veicolare e pedonale, pure approvato di recente dal Comune di Gravina in Puglia con delibera di Consiglio Comunale n. 77 del 13.11.2006, così come è stata omessa – ex multis - l’indicazione del fabbricato attualmente utilizzato anche dal Corpo Forestale dello Stato e di tantissime altre costruzioni ivi esistenti (piazzale Chiesa SS. Pietro e Paolo, Case IACP, isolato cd. Egidio, case cd. “Barone”, ecc…).

Né è stata fatta una puntuale ricognizione, misurazione e catalogazione delle tre categorie di aree tratturali, come invece previsto dalla legge Regionale n. 29 del 2003, al fine di una puntuale ricognizione delle singole aree tratturali stesse, ai fini indicati dalla legge.

Inoltre, relativamente ai tratturelli (il n. 89 Gravina-Matera, il n. 71 Tolve-Gravina ed il n. 68 Corato-Fontanagogna) nel progetto si afferma candidamente che “i tratturelli passanti nel territorio urbano gravinese, il Tolve-Gravina, il Gravina-Matera e parte del Corato-Fontanadogna, avevano la larghezza intermedia nella scala prima citata, 27,75 mt. Non si hanno però riscontri precisi per quanto riguarda la loro esatta posizione, detti tratturelli sono ad oggi, non reintegrati, sono identificabili, presumibilmente, con il tracciato viario che si sovrappone, nella sua definizione catastale originaria” e “…il riferimento per il dimensionamento delle aree di pertinenza è stato valutato partendo dall’effettiva mezzeria della sede stradale”, con ciò compiendo valutazioni sicuramente illegittime ed ingiuste e che certamente sono foriere di contenzioso, atteso che non sempre le strade si trovano al centro del tracciato tratturale, potendo essere anche al fuori del tracciato tratturale.

Ad esempio, seguendo tale illegittimo orientamento, il Comune di Gravina ha previsto nel PCT che il suolo tratturale demaniale del Tratturello 89 Gravina-Matera si troverebbe anche nella proprietà Capone, foglio di mappa 119, part.lla 1515 e 1516 (rivenienti dall’originaria particella 48).

Lo scrivente è in grado di provare, invece, che quel suolo tratturale demaniale si trova per la sua interezza solo nella part.lla 47, che trovasi a destra del tracciato stradale della strada Gravina Matera (direzione Matera, uscendo da Gravina) (ove, fino a venticinque/trenta anni fa esistevano ben due pilacci per abbeverare gli animali) e non anche nella proprietà Capone innanzi citata: il citato suolo demaniale tratturale (erroneamente ritenuto di proprietà comunale), nel 1980 è stato alienato a terzi dal Comune di Gravina, in esecuzione della delibera di Consiglio Comunale n. 162 del 03.07.1973 (cfr. atto di permuta per notar dott. Domenico Digiesi del 27.11.1980, rep. n 1764, racc. n. 778).

Il Comune di Gravina, avrebbe dovuto reperire le mappe presso l’Ufficio ex Commissariato per la Reintegra dei Tratturi, già ex Dogana delle Pecore, di Foggia e non ritenere semplicisticamente ed erroneamente che la sede delle strade comunali e/o provinciali extra urbane fosse stata realizzata al centro della sede tratturale, e così, considerando dette strade quali mezzerie dei tratturelli demaniali non reintegrati, al fine di individuare le aree tratturali demaniali dei tratturelli, a destra e a sinistra di dette sedi stradali.

Non pare, poi, che il Comune di Gravina, nel predisporre il censurato PCT, si sia raccordato con i Comuni limitrofi, ossia con il Comune di Corato (relativamente al Tratturello n. 68 Corato-Fontanadogna) e con i Comuni di Poggiorsini e di Altamura (relativamente al Tratturo n. 21 Melfi-Castellaneta), di talchè è stato eluso il dettato normativo del “rispetto della continuità comunale e intercomunale dei percorsi tratturali” (art. 2, comma 2, legge regionale 29/03), atteso che non si conosce la progettazione del PCT dei citati Comune, potrebbe avere un percorso diverso da quello individuato dal PCT del Comune di Gravina.

Per questi motivi, lo scrivente

CHIEDE

che l’Ente Comune di Gravina voglia rivedere il Piano Comunale dei Tratturi per l’eventuale ANNULLAMENTO, IN AUTOTUTELA, DELLA DELIBERAZIONE DEL COMMISSARIO PREFETTIZIO CON I POTERI DEL CONSIGLIO COMUNALE n. 3 del 31.07.2008, avente ad oggetto “Approvazione Piano Comunale Tratturi”, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2 della Legge Regione Puglia n. 29 del 23.12.2003, PER ERRONEA E/O FALSA RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’ E, DI CONSEGUENZA, PER FALSA E/O ERRONEA APPLICAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE PUGLIESE N. 29 DEL 23.12.2003.

Certo dell’importanza vitale che la corretta redazione del Piano Comunale dei Tratturi riveste per l’intero Paese, e delle inimmaginabili conseguenze che una erronea redazione dello stesso comporterebbe anche ai fini dell’esatta delimitazione del Piano Regionale dei Tratturi, lo scrivente invita gli Organi in indirizzo ad attivarsi per dare immediato riscontro alla presente richiesta, predisponendo i necessari provvedimenti previsti dalla vigente normativa al fine di ripristinare la legalità violata.

In attesa di pronto riscontro, e facendo salvo ogni diritto, ragione ed azione, porgo i miei più distinti saluti.

Gravina in Puglia, 12/9/2008
rag. Giuseppe Prezzano

sabato 13 settembre 2008

Il Federalismo fiscale: un'intervista a Raffaele Fitto

Segnalo con piacere la lunga e bella intervista a Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Regionali, pubblicata ieri su Il Foglio. In particolare, mi sembra necessario sottolineare alcuni punti che il ministro mette in evidenza riguardo al Federalismo fiscale, appena approvato dal Consiglio dei Ministri.

Il Federalismo, illustra Raffaele Fitto, "è un processo avviato, ma andremo per gradi. Entro quest'anno chiudiamo la prima fase con l'approvazione in parlamento con del ddl delega discusso giovedì con Berlusconi. Poi partiremo con la seconda fase, quella dei decreti attuativi. Quanto tempo ci vorrà? Difficile dirlo con precisione. Ma saremo svelti perché su questo tema c'è un accordo di sostanza fra tutti. Si potrebbero impiegare da un minimo di sei mesi a un massimo di diciotto. Finora abbiamo discusso dei principi generali e trovato soluzioni ai dubbi che ci venivano prospettati dalle regioni e dai territori. Dalla fine dell'anno si comincerà a discutere di numeri, di una complessiva revisione del sistema fiscale italiano. Sarà il momento in cui entrerà in gioco il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Non aumenteremo le tasse ma ridisegneremo il livello della tassazione."


Continua Fitto: "Al Ministero degli Affari Regionali arrivo con il bagaglio del mio impegno da governatore della Puglia. Federalismo e territorio sono temi che conosco molto bene e su cui penso di poter dare un contributo di merito, fatto d'esperienza diretta e personale. Anche la mia provenienza territoriale dev'essere stata una delle ragioni per le quali il presidente Berlusconi mi ha scelto, ma non è l'unica."

Fitto prosegue: "Il Federalismo sarà un ddl delega collegato alla Finanziaria, ma viaggerà attraverso un iter parlamentare parallelo a quello della giustizia. Si tratta di un elemento di coerenza con i punti del nostro programma di governo. Berlusconi non preferisce una riforma piuttosto che un'altra: ha avviato un vasto processo riformatore all'interno del quale Federalismo e giustizia sono i punti cardinali. Qualcuno forse crede che il Federalismo fosse un argomento esclusivo della Lega, ma non è così. La necessità di arrivare al Federalismo è un dato politico che riguarda tanto la Lega quanto il Popolo della Libertà. Sono pugliese e non farei mai nulla che non fosse coerente con gli interessi della mia terra e dei miei affetti. Le regioni più deboli non hanno niente da temere. In primo luogo perché quello che abbiamo presentato è un ddl e dunque le garanzie e i principi sanciti dalla Costituzione restano invariati. Mi riferisco alle garanzie dei livelli essenziali delle prestazioni, alla perequazione che sarà verticale in capo allo Stato. Sono questi i punti fermi nell'impianto del nostro Federalismo. E' stato anche previsto un periodo di transizione ragionevolmente lungo, al momento si parla di cinque anni: si tratta di un lasso di tempo che consente alle regioni del Mezzogiorno di poter programmare agevolmente un percorso di riforme strutturali necessarie per mettersi al passo con il resto del Paese. Mi sono impegnato, e ancora lo sto facendo, perché garanzie come questa fossero previste. Si gioca una partita importante."

La cosa fondamentale, spiega il ministro Fitto, è che "si deve comprendere che il Federalismo farà bene al meridione d'Italia. Anzi, è una riforma per il meridione d'Italia. Ciò si spiega dando una semplice lettura ai dati relativi alla crescita economica del Sud: immaginare un percorso che attivi la responsabilizzazione delle classi dirigenti e contemporaneamente introduca meccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità della spesa non può che essere positivo. noi cerchiamo una svolta culturale per le classi dirigenti meridionali. Per questo associo il Federalismo a un altro provvedimento che il Governo ha varato in questi mesi, quello relativo alla distribuzione dei fondi comunitari. Il fatto è che nonostante l'utilizzo di una quantità notevoli di risorse comunitarie, in questi anni nel Mezzogiorno i dati economici complessivi non sono mai migliorati. E' evidente che i temi della responsabilizzazione, della spesa, e della gestione dei fondi europei siano collegati."

Fitto conclude: "Insomma, non penso affatto che noi meridionali dobbiamo considerare il Federalismo come un sistema per scaricare il Sud. E' tutto il contrario. E' l'inizio di una fase nuova per l'intero Mezzogiorno."

mercoledì 23 luglio 2008

Per il futuro di Gravina

Col comizio di ieri sera, il Popolo della Libertà e tutte le forze di centrodestra hanno inteso certificare il proprio impegno per migliorare di Gravina, per ricostruire insieme il futuro del nostro paese dopo i disastri dell'amministrazione dell'avv. Vendola, del PD e del centrosinistra.
Chi volesse rivedere integralmente il comizio tenuto ieri sera dalle forze di centrodestra, può trovare il video in streaming su GravinaTv, cliccando qui.






Ne approfitto per segnalare che il blog chiuderà per l'estate e tornerà dopo ferragosto. Buone vacanze a tutti!

martedì 22 luglio 2008

Oggi comizio del Centrodestra

Questa sera, alle ore 20:30 in piazza della Repubblica, tutto il Centrodestra di Gravina terrà un comizio sulla caduta della giunta comunale di centrosinistra. Sarà un'occasione per fare il punto della situazione riguardo alla città che amiamo e che vorremmo vedere trattata meglio.
Vi aspetto numerosi.



lunedì 14 luglio 2008

Il nuovo commissario

A seguito del disfacimento della giunta di centrosinistra guidata dall'avv. Vendola, questa mattina s'insedia a Gravina il nuovo commissario prefettizio, dott. Angelo Trovato. Il prefetto Trovato è responsabile della Commissione Finanze Locali del Ministero dell'Interno ed è già stato commissario nei comuni di Trani e Gallipoli. Trovate la notizia completa su Gravina Oggi e su Gravina Online. Al commissario Trovato i miei auguri di buon lavoro.

Sempre su Gravina Online trovate il testo completo dell'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno sulla sfiducia a Rino Vendola con alcune mie dichiarazioni.

venerdì 11 luglio 2008

Vendola a casa!

L'avvocato Rino Vendola, segretario cittadino del Partito Democratico, è stato sfiduciato dalla carica di Sindaco di Gravina con quasi due anni d'anticipo rispetto alla scadenza della legislatura, prevista per il 2010. La nostra città è adesso in attesa del nome del Commissario.

L'interruzione anticipata della sciagurata amministrazione di centrosinistra era un passaggio obbligato. Il Consiglio Comunale era diventato di fatto impraticabile, visto che da dieci mesi a questa parte ci si arrovellava su formalità (a cominciare dal continuo rinvio delle convocazioni consiliari) senza mai entrare nel merito dei fatti, senza mai nemmeno tentare di risolvere i troppi problemi che attanagliano Gravina, e che in alcune tragiche circostanze l'hanno portata ai tristi onori delle cronache nazionali.

In particolare, negli ultimi dieci mesi di Consiglio Comunale ho visto ridiscutere continuamente gli stessi pochi temi, senza mai venirne a capo, perché da tempo ormai la maggioranza di centrosinistra non appoggiava l'operato dell'amministrazione Vendola, e viceversa l'ormai ex Sindaco non poteva contare su un numero stabile di consiglieri che garantissero il suo operato. Questo malessere tutto interno al centrosinistra più inaffidabile degli ultimi anni ha portato all'immobilistmo amministrativo, con grande nocumento per una città interessata da uno stato di crisi economica estremamente preoccupante, tale da richiedere necessariamente una guida amministrativa decisa e capace di conseguire obiettivi precisi e tangibili.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'approvazione del bilancio in assenza del numero legale. Si è trattato di una specie di inaccettabile golpe, che ha avuto il solo benefico effetto di accelerare i tempi della dissoluzione del centrosinistra gravinese e di consentire di poter programmare per tempo e con attenzione ai reali problemi il futuro di Gravina.

Va notato come, dei sedici consiglieri che hanno sottoscritto davanti a un notaio la loro sfiducia nei confronti dell'amministrazione Vendola, sei fossero stati eletti nel 2005 nelle liste di centrosinistra. Si tratta di un'evidente ammissione che le stesse forze di centrosinistra non sono in grado di governare la nostra città.

Gravina ha bisogno di un'alternativa autentica, che passi attraverso il coinvolgimento dell'intera comunità per il bene di tutti. Una garanzia che solo il centrodestra può fornire, una promessa che solo il centrodestra può mantenere.

venerdì 4 luglio 2008

Interrogazione parlamentare

Ieri il senatore Luigi Dambrosio Lettieri (Popolo della Libertà) ha presentato un'interrogazione parlamentare per quel che concerne l'irregolare approvazione del bilancio nel corso del consiglio comunale del 30 giugno scorso, che ha portato alla denuncia presso il Procuratore della Repubblica di Bari del presidente del consiglio comunale Fedele Lagreca e della segretaria comunale Maria Teresa Oreste. Il Popolo della Libertà, tanto a livello cittadino quanto nazionale, intende dunque andare fino in fondo riguardo a questa triste vicenda con la quale l'amministrazione Vendola ha dato un altro duro colpo all'immagine di Gravina.

Aggiornamento: chi volesse leggere il testo completo dell'interrogazione parlamentare sull'approvazione irregolare del bilancio del Comune di Gravina in Puglia, presentata dal senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri insieme ai senatori Poli Bortone, Mazzaracchio, Costa, Gallo, Saccomanno, Amoruso, Azzollini, Licastro Scardino, Nessa e Morra, può farlo cliccando qui.

mercoledì 2 luglio 2008

Denuncia contro Fedele Lagreca e Maria Teresa Oreste

Ill.mo Sig. Procuratore della Repubblica di Bari

I sottoscritti Consiglieri Comunali di Gravina in Puglia con il presente atto intendono sporgere formale

denuncia

in danno del Presidente del Consiglio Comunale di Gravina in Puglia, dott. Fedele Lagreca, del Segretario Generale del Comune di Gravina in Puglia, dott.ssa Maria Teresa Oreste, e/o di chiunque altro ritenuto responsabile di condotte penalmente rilevanti per i fatti accaduti in sede di Consiglio Comunale di Gravina nella seduta consiliare del 30.06.2008.

In vero, il dott. Lagreca, in qualità di Presidente del Consiglio Comunale, dichiarava approvato il punto relativo al bilancio, che aveva riportato appena 15 voti favorevoli su 31 consiglieri assegnati al Comune di Gravina, nonostante l’esistenza della norma statutaria costituita dall’art. 98 che dispone testualmente che “il consiglio comunale approva il bilancio in seduta pubblica con il voto favorevole della maggioranza dei componenti assegnati”.

Il Segretario Generale, dott.ssa Oreste, chiamata ad esprimere il parere in materia, argomentava circa la irrilevanza ed inefficacia della richiamata norma statutaria del Comune di Gravina, sostenendo che l’art. 98 del vigente Statuto del Comune di Gravina sarebbe in contrasto con la norma transitoria costituita dall’art. 273, comma 1, del Decreto Legislativo n. 267/2000, che, a sua volta, richiamerebbe l’art. 33, della legge 25 marzo 1993, n. 81, che stabiliva norme per l’elezione diretta del Sindaco, del Presidente della Provincia, del Consiglio Comunale e del Consiglio Provinciale e prevedeva che i Comuni e le Province dovessero adeguare il proprio Statuto alle nuove disposizioni entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge suddetta e quindi entro il 27 marzo 1994: decorso tale termine le norme statutarie in contrasto con la legge n. 81/93 divenivano prive di ogni effetto.

L’art. 6 del Decreto Legislativo n. 267/2000 (T.U.E.L.) dispone testualmente che: “1. I comuni e le province adottano il proprio statuto.
2. Lo statuto, nell'ambito dei principi fissati dal presente testo unico, stabilisce le norme fondamentali dell'organizzazione dell'ente e, in particolare, specifica le attribuzioni degli organi e le forme di garanzia e di partecipazione delle minoranze, i modi di esercizio della rappresentanza legale dell'ente, anche in giudizio. Lo statuto stabilisce, altresì, i criteri generali in materia di organizzazione dell'ente, le forme di collaborazione fra comuni e province, della partecipazione popolare, del decentramento, dell'accesso dei cittadini alle informazioni e ai procedimenti amministrativi, lo stemma e il gonfalone e quanto ulteriormente previsto dal presente testo unico.

3. Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125, e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti.
4. Gli statuti sono deliberati dai rispettivi consigli con il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri assegnati. Qualora tale maggioranza non venga raggiunta, la votazione è ripetuta in successive sedute da tenersi entro trenta giorni e lo statuto è approvato se ottiene per due volte il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche alle modifiche statutarie.
5. Dopo l'espletamento del controllo da parte del competente organo regionale, lo statuto è pubblicato nel bollettino ufficiale della regione, affisso all'albo pretorio dell'ente per trenta giorni consecutivi ed inviato al Ministero dell'interno per essere inserito nella raccolta ufficiale degli statuti. Lo statuto entra in vigore decorsi trenta giorni dalla sua affissione all'albo pretorio dell'ente.
6. L'ufficio del Ministero dell'interno, istituito per la raccolta e la conservazione degli statuti comunali e provinciali, cura anche adeguate forme di pubblicità degli statuti stessi”.

La norma del T.U.E.L. testè ritrascritta individua l'oggetto dello statuto di Comuni e Province, nell'ambito dei principi fissati dal testo unico stesso (cfr. art. 1).

Allo Statuto è assegnata la formulazione delle norme fondamentali e dei criteri generali di organizzazione dell'ente; in particolare, poi, lo Statuto specifica le attribuzioni degli organi, le forme di garanzia e di partecipazione delle minoranze, i modi di esercizio della rappresentanza legale dell'ente, anche in giudizio.

Nonostante l'art. 128 Cost., nel testo precedente alla riforma di cui alla legge cost. n. 3/2001, riconoscesse a Province e Comuni il diritto ad ordinamenti autonomi e la IX disposizione transitoria e finale della Costituzione imponesse alla Repubblica di adeguare, entro tre anni, le proprie leggi alle esigenze delle autonomie locali, è solo con la legge 142/90 che il legislatore riconosce un'autonomia statutaria e regolamentare agli enti locali (cfr. art. 2 l. 142/90).

Con la riforma del Titolo V, l'autonomia statutaria riceve espresso riconoscimento costituzionale venendo, unitariamente definita per Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni (cfr.: art. 114, comma 2, Cost.: “ I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”).

Dopo aver indicato ai commi secondo e terzo quello che costituisce il contenuto dello statuto, negli ultimi tre commi l'articolo specifica il procedimento per la sua adozione ed entrata in vigore.

Il carattere di atto fondamentale dell'ente richiede per la sua adozione la maggioranza dei due terzi dei consiglieri assegnati.

La previsione di un quorum iniziale così elevato e di un successivo procedimento aggravato per l'approvazione dello statuto è teso a favorire una convergenza di vedute da parte della maggioranza e dell'opposizione consiliare.

Una volta approvato dal consiglio, è sottoposto al controllo di legittimità e ad una triplice forma di pubblicazione a livello locale, regionale e nazionale. Infine, esso entra in vigore decorsi trenta giorni dall'affissione all'albo pretorio.

Si precisa così l'autonomia normativa degli enti locali, fondata su statuti e regolamenti “secondo un modello nel quale alla legge spetta dettare le linee fondamentali dell'organizzazione dell'ente, lasciando alle scelte autonome la possibilità di arricchire ed integrare tale disegno''.

“La riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione che ha modificato l'assetto costituzionale degli enti locali, con l'abrogazione dell'art. 128 cost., ha comportato l'equiparazione degli enti territoriali dal punto di vista della garanzia costituzionale e della pari dignità ed il riconoscimento della loro posizione di autonomia statutaria, delineando un sistema istituzionale costituito da una pluralità di ordinamenti giuridici integrati ma autonomi, nel quale le esigenze unitarie si coordinano con il riconoscimento e la valorizzazione delle istituzioni locali. Tale processo di trasformazione dell'assetto costituzionale ha direttamente coinvolto la natura, la funzione ed i limiti della potestà statutaria del comune, realizzandosi una sostanziale delegificazione in ordine alla organizzazione e al funzionamento dell'ente territoriale, mediante il trasferimento dalla legge nazionale ad una fonte autonoma, affidata allo statuto, nel rispetto dei principi generali fissati dal t.u. n. 267 del 2000, sull'ordinamento degli enti locali e degli altri principi espressamente enunciati nelle leggi successive, nonché nelle leggi che conferiscono funzioni agli enti locali. Lo statuto dell'ente locale può quindi derogare alle disposizioni della legge che non contengano principi inderogabili” (Cassazione civile , sez. un., 16 giugno 2005, n. 12868, Com. Roma c. Fralleoni)

“In base al nuovo testo dell'art. 114 cost., lo statuto comunale, ove deliberante in materie poste al riparo dalla preferenza della legge, statale o regionale, ovvero del regolamento governativo, è fonte del diritto” (Cassazione civile , sez. I, 26 agosto 2004, n. 16984, Com. Roma c. Edizioni Cierre Capomasi)

Nel 2001 il Comune di Gravina in Puglia si dotava di proprio Statuto Comunale, che veniva adeguato al citato Decreto Legislativo n. 267/2000, veniva pubblicato con affissione all'albo pretorio dal 24 aprile al 24 maggio 2001, ed entrava in vigore il 25 maggio 2001, ed infine veniva pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 89 del 19.06.2001.

L’art. 98 del vigente Statuto del Comune di Gravina dispone testualmente: “Art. 98 - Programmazione di bilancio

1. La programmazione dell'attività del Comune è correlata alle risorse finanziarie che risultano acquisibili per realizzarla. Gli atti con la quale essa viene definita e rappresentata sono il bilancio di previsione annuale, la relazione previsionale e programmatica ed il bilancio pluriennale. La redazione degli atti predetti è effettuata in modo da consentire la lettura e l'attuazione delle previsioni per programmi, servizi ed interventi.

2. Il bilancio di previsione e gli altri documenti contabili di cui al comma 1 sono redatti e presentati al consiglio comunale dalla giunta comunale, previa l’attività di consultazione di cui all’art. 11 del presente statuto.

3. Il bilancio di previsione per l'anno successivo, corredato degli atti prescritti, è deliberato dal consiglio comunale nei termini di legge, osservando i principi di unità, annualità, universalità, integrità, veridicità, pareggio economico e finanziario e pubblicità.

4. Il consiglio comunale approva il bilancio in seduta pubblica, con il voto favorevole della maggioranza dei componenti assegnati”.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri Comunali di Gravina ritengono che il Presidente del Consiglio Comunale, dott. Lagreca, nella seduta consiliare del 30.06.2008, sia venuto meno ai suoi doveri di cui all’art. 43, lettera g) del vigente Statuto Comunale di Gravina, secondo cui egli “garantisce il rispetto dello statuto e delle norme del regolamento”.

Il denunciato illegittimo comportamento del Presidente del Consiglio Comunale è tanto più grave ove si consideri che, a seguito della constatata inadempienza da parte dell'organo consiliare all'intimazione puntuale ed ultimativa della Prefettura di Bari, contenuta nella nota del 20 giugno 2008 prot. n. 72/13/EE.LL. (che si allega in fotocopia), il medesimo Presidente del Consiglio Comunale era ben consapevole che, ove avesse attestato l'impossibilità del Consiglio Comunale di Gravina di approvare il bilancio, a norma dell'art. 141 comma 1 lett. c) del succitato t.u. n. 267 del 2000, si sarebbe inesorabilmente aperto, da parte della competente Autorità amministrativa, il necessario procedimento amministrativo che avrebbe condotto all'adozione della grave misura dello scioglimento del Consiglio Comunale stesso.

Infatti, “i motivi che danno luogo allo scioglimento dei consigli comunali e provinciali sono indicati al comma 1 dell'art. 141 d.lg. n. 267 del 2000. Tali motivi, ai sensi del comma 7 dello stesso articolo, costituiscono il presupposto, una volta iniziata la procedura di scioglimento ed in presenza di "motivi di grave e urgente necessità", per consentire al prefetto anche la "sospensione" dei consigli comunali e provinciali e la nomina di un commissario per la provvisoria amministrazione dell' ente. Tali motivi vengono, pertanto, ad incidere, su situazioni di gravi violazioni dell'ordinamento (comma 1, lett. a) o di impossibilità di assicurare il normale funzionamento degli organi e dei servizi (comma 1, lett. b) o di gravi violazioni relative alla mancata adozione di strumenti urbanistici o alla mancata approvazione del bilanmcio (comma 1, lett. c) e lett. c - bis)” (Consiglio Stato , sez. V, 28 luglio 2005, n. 4062).

Gli scriventi chiedono, pertanto, che sia intrapresa la necessaria azione penale per verificare eventuali commissioni di reato.

Chiedono l’espressa punizione dei colpevoli.

Chiedono di essere avvisati in caso di richiesta di archiviazione o di proroga delle indagini penali.

Chiedono l’acquisizione degli atti amministrativi approvati nella seduta consiliare del 30.06.2008, della registrazione audio della medesima seduta consiliare, della trascrizione di detta registrazione audio, nonché della copia dello Statuto del Comune di Gravina in Puglia approvato nel 2001.

Gravina in Puglia, 01.07.2008