giovedì 8 maggio 2008

Lettera per i bambini di Gravina


Questa mattina la nostra città è stata scossa da un'altra atroce notizia, a un mese di distanza dai funerali dei fratellini Ciccio e Tore Pappalardi: un ragazzino di dodici anni, Giuseppe Dipalma, è morto a seguito di un incidente avvenuto mentre stava giocando in via Argentario, nei pressi della parrocchia del Santissimo Crocifisso. Il mio dolore è grande, e grande è il dolore di tutta la comunità dei Gravinesi. Quello che più mi colpisce e mi fa soffrire, mi fa sentire responsabile, è che il piccolo Giuseppe sia morto giocando. Non è possibile che un paese civile non riesca a garantire la sicurezza ai suoi figli, offrendo infrastrutture dove poter divertirsi senza pericoli. Oggi è il giorno del dolore, certo non è il giorno della polemica. Ci tengo tuttavia a onorare la memoria di Giuseppe, congiungendola a quella di Ciccio e Tore, pubblicando ancora una volta la lettera aperta che nello scorso mese di marzo avevo spedito al sindaco Rino Vendola, auspicando una concreta collaborazione fra maggioranza e opposizione per tutelare finalmente la felicità dei nostri bimbi.

Nel ribadire e testimoniare il pianto e lo strazio di questa città per la crudele ed orrenda morte dei fratellini Ciccio e Tore Pappalardi, devo, pur consapevole del dovere di ciascuno di farsi carico della quota di responsabilità che gli compete, far presente quanto segue.

Una classe politica, che nulla ha fatto per prevenire la tragica vicenda in corso, realizzando, come pur era ed è suo dovere, spazi di vivibilità e svago sicuri e protetti per i molti bambini che trascorrono per strada il loro tempo libero, forse non è all’altezza di governare una onesta e laboriosa città della Murgia, quale è la nostra Gravina.

Il sottoscritto non si sottrae a detto giudizio, pur essendo un consigliere comunale di opposizione. Va detto però che, qualche tempo fa, ho fortemente denunziato il degrado e la persistente inagibilità dell’esistente parco giochi ubicato al centro di Gravina, in un posto assai vicino al casolare che è stato per quasi due anni la tomba dei fratellini.

Purtroppo l’attività investigativa e di ricerca dei bimbi scomparsi, forse non sempre all’altezza del compito, non è riuscita non solo a salvare ma neanche a ritrovare i poveri resti degli scomparsi.

I loro corpi sono stati recuperati soltanto per un evento casuale (il gioco di un altro bimbo, in un posto proibito ma purtroppo non inaccessibile), indubbiamente agghiacciante in quanto ha probabilmente ripetuto , nelle stessa modalità, l’incidente che ha ucciso i fratelli Pappalardi.

Con la differenza che le grida disperate di Michele, il bimbo cascato qualche giorno fa nel pozzo, sono state udite da un suo amichetto, che era vicino all’imbocco della voragine, e trasmesse ai soccorritori, che l’hanno salvato. Le grida di aiuto dei fratellini, entrambi caduti nella voragine, non sono state udite da nessuno.

La casa maledetta, che pur presenta diverse decine di vani a vari livelli e perciò costituisce una sorta di labirinto, non è stata idoneamente ispezionata, come pur doveva nelle lunghe, estese ed infruttuose ricerche poste in atto con generosità e con dovizia di mezzi e uomini.

Tanto più a causa di una generica ed approssimativa segnalazione, pervenuta da più fonti, di una fantasiosa pista rumena, che in fondo non ha fatto altro che depistare le attività investigative e di ricerca.

Come pure non mi sembra opportuno e giusto attribuire, come hanno fatto purtroppo autorevoli fonti, il fatto a presunte faide familiari non provate e comunque ingenerose perché rivolte verso un nucleo familiare straziato da tanta tragedia.

La rappresentazione di Gravina, rimbalzata violentemente alla nazione dai mass-media , spesso ha significato severe condanna per una Città che sicuramente andava anche ascoltata, compresa e forse un po’ compianta.

L’auspicio e la speranza di tutti è che questa immane tragedia non rimanga sterile ed inutile , ma diventi stimolo per tutte le competenti Istituzioni, Potere politico, Chiesa, Scuola (quest’ultima purtroppo chiamata molto spesso a sopperire totalmente a famiglie disgregate o inesistenti) a porre in essere, ciascuna per il suo ruolo e la sua competenza, interventi che assicurino il massimo della qualità di vita. Tutto questo magari con la realizzazione per i bambini, in aggiunta ai percorsi formativi e di istruzione, di idonei e sicuri spazi di giochi e divertimenti.