Pubblico l'articolo di Michele Maiullari apparso lo scorso sabato 10 maggio su Il Levante, all'interno di un servizio speciale dedicato alla morte del piccolo Giuseppe Dipalma. Si tratta di uno spunto su cui riflettere riguardo alle responsabilità dell'accaduto e soprattutto, spero, di un punto di partenza per guardare al futuro e provvedere coi fatti alla sicurezza e alla felicità dei nostri figli.
Come non ricordare le parole espresse dal consigliere Pino Prezzano, vicepresidente vicario di FI-PdL in Consiglio Comunale, nella seduta del 16 aprile. Le sue parole sono state un monito a quello che è nuovamente accaduto di tragico nei giorni scorsi. Il rammarico è forte anche quando si pensa alla mancata realizzazione di un campo da calcio nella parrocchia del SS. Crocifisso.
"Forse la tragedia del piccolo Giuseppe si poteva evitare. Il Sindaco deve riflettere sull'atteggiamento di scarso buon senso che ha avuto nel recente passato, nel 2006-7, quando non si è proceduto a intervenire mediante una variante urbanistica per dare la possibilità alla parrocchia del SS. Crocifisso, a pochi metri dalla casa di Giuseppe, di realizzare un campo da calcio di utilità pubblica. Il mio richiamo non dev'essere interpretato come un atteggiamento di speculazione politica, ma il mio senso civico lo impone, e deve far riflettere l'intera comunità gravinese su quello che l'Amministrazione non fa e non ha fatto" - queste le parole di Prezzano.
Era il 9 febbraio 2006 quando l'Assessorato alla trasparenza e Cittadinanza Attiva della Regione Puglia comunicava al parroco della chiesa, don Saverio Ciaccia, l'assegnazione di 84.978 euro su una spesa complessiva di 200.000, per impiantistica sportiva. In data 8 agosto 2006, la stessa regione Puglia comunicava di ottemperare all'elaborazione del progetto esecutivo, per ottenere il contributo regionale già assegnato, nei termini di 180 giorni da agosto e quindi entro febbraio 2007.
Un mesetto dopo, per tramite del parroco don Saverio, la parrocchia trasmetteva competente ufficio tecnico del Comune e al Sindaco il progetto esecutivo per la realizzazione dell'impianto sportivo con campo da calcetto, mettendo in evidenza che l'opera era oggetto di finanziamento pubblico della Regione Puglia con delibera di G.R. n.1228 del 4/8/2006; L.R. 32/85 art. 9 bis; determinazione dirigenziale n.325 del 5/12/2005. Solo alla data del 19/12/2006, e quindi dopo quattro mesi di attesa, il Comune rispondeva all'istanza progettuale della parrocchia SS. Crocifisso con una nota in cui si chiedeva ulteriore documentazione e si precisava che l'intervento proposto necessitava di una variante urbanistica di competenza del Consiglio Comunale.
A questa comunicazione "non è seguito altro - spiega il consigliere Prezzano - che la perdita di questo finanziamento regionale che poteva dare al rione e alla comunità una struttura pubblica utile ai ragazzi". Come non interrogarsi sul buon senso? Soprattutto quando la sofferenza è reiterata.
Non si doveva costruire un grattacielo, né occultare la gravina, non si doveva abbattere chiese rupestri o impiantare attività commerciali su un sito archeologico, ma si poteva dare una risposta alle tante domande cui la città e soprattutto i ragazzi esigono risposte. Forse Giuseppe avrebbe giocato nel campo da calcio della parrocchia e non avremmo parlato di un tragico epilogo.
Come non ricordare le parole espresse dal consigliere Pino Prezzano, vicepresidente vicario di FI-PdL in Consiglio Comunale, nella seduta del 16 aprile. Le sue parole sono state un monito a quello che è nuovamente accaduto di tragico nei giorni scorsi. Il rammarico è forte anche quando si pensa alla mancata realizzazione di un campo da calcio nella parrocchia del SS. Crocifisso.
"Forse la tragedia del piccolo Giuseppe si poteva evitare. Il Sindaco deve riflettere sull'atteggiamento di scarso buon senso che ha avuto nel recente passato, nel 2006-7, quando non si è proceduto a intervenire mediante una variante urbanistica per dare la possibilità alla parrocchia del SS. Crocifisso, a pochi metri dalla casa di Giuseppe, di realizzare un campo da calcio di utilità pubblica. Il mio richiamo non dev'essere interpretato come un atteggiamento di speculazione politica, ma il mio senso civico lo impone, e deve far riflettere l'intera comunità gravinese su quello che l'Amministrazione non fa e non ha fatto" - queste le parole di Prezzano.
Era il 9 febbraio 2006 quando l'Assessorato alla trasparenza e Cittadinanza Attiva della Regione Puglia comunicava al parroco della chiesa, don Saverio Ciaccia, l'assegnazione di 84.978 euro su una spesa complessiva di 200.000, per impiantistica sportiva. In data 8 agosto 2006, la stessa regione Puglia comunicava di ottemperare all'elaborazione del progetto esecutivo, per ottenere il contributo regionale già assegnato, nei termini di 180 giorni da agosto e quindi entro febbraio 2007.
Un mesetto dopo, per tramite del parroco don Saverio, la parrocchia trasmetteva competente ufficio tecnico del Comune e al Sindaco il progetto esecutivo per la realizzazione dell'impianto sportivo con campo da calcetto, mettendo in evidenza che l'opera era oggetto di finanziamento pubblico della Regione Puglia con delibera di G.R. n.1228 del 4/8/2006; L.R. 32/85 art. 9 bis; determinazione dirigenziale n.325 del 5/12/2005. Solo alla data del 19/12/2006, e quindi dopo quattro mesi di attesa, il Comune rispondeva all'istanza progettuale della parrocchia SS. Crocifisso con una nota in cui si chiedeva ulteriore documentazione e si precisava che l'intervento proposto necessitava di una variante urbanistica di competenza del Consiglio Comunale.
A questa comunicazione "non è seguito altro - spiega il consigliere Prezzano - che la perdita di questo finanziamento regionale che poteva dare al rione e alla comunità una struttura pubblica utile ai ragazzi". Come non interrogarsi sul buon senso? Soprattutto quando la sofferenza è reiterata.
Non si doveva costruire un grattacielo, né occultare la gravina, non si doveva abbattere chiese rupestri o impiantare attività commerciali su un sito archeologico, ma si poteva dare una risposta alle tante domande cui la città e soprattutto i ragazzi esigono risposte. Forse Giuseppe avrebbe giocato nel campo da calcio della parrocchia e non avremmo parlato di un tragico epilogo.